Da salvatore della patria a diavolo da combattere nel giro di dodici mesi: è questa la storia di Sergio Briganti, vulcanico presidente del Pergocrema che prima salva il club dal fallimento rilevando la maggioranza delle quote sociali dalle mani del vecchio proprietario Manolo Bucci, poi abbandona la nave a causa della crisi finanziaria che lo colpì direttamente. La storia del Pergo di Briganti è molto affascinante ma ha un finale tragico (sportivamente parlando): l'imprenditore romano si insedia alla fine di luglio del 2011, compra giocatori di alto livello per la categoria, stipula contratti che riuscirà a rispettare soltanto parzialmente e si crea situazioni a bilancio molto contorte che porteranno al fallimento della squadra e alla conseguente ripartenza dal campionato di Serie D. Una triste storia calcistica, un mix di forti emozioni, di speranze e di sofferenze emotive che merita di essere raccontato.
Tutti si ricorderanno che nello scorso girone B di Prima Divisione, per un breve periodo, il primo posto era stato occupato dal Pergocrema, squadra semi-sconosciuta della provincia di Cremona che, grazie all'azione della nuova proprietà, era riuscita ad allestire una rosa di tutto rispetto in tempi da record ed era riuscita a scalare la classifica e ad issarsi, come detto, in prima posizione. L'imprenditore romano Sergio Briganti si insedia ufficialmente nella società cremasca il 4 agosto 2011 venendo accolto come un eroe per aver salvato la squadra dal fallimento. Davanti, però, si ritrova una situazione pressochè disastrosa: i giocatori sotto contratto sono soltanto cinque e il florido settore giovanile non può costituire l'unica base su cui appoggiarsi per ripartire. Tuttavia, con tanta pazienza e con tanto entusiasmo la nuova dirigenza assembla una squadra molto solida: in panchina si siede l'ex Ternana e Salernitana Fabio Brini, in porta c'è Concetti, in difesa c'è Diaw Doudou e Fabbro, a centrocampo c'è l'esperto Romondini e l'ex Crotone De Vezze mentre la coppia d'attacco è formata da Guidetti e da Pià: non male per una squadra che soltanto pochi giorni prima stava per scomparire. All'ultimo giorno di mercato sfuma anche il "colpo del secolo", quello Stephen Makinwa che al Pergo avrebbe spaccato il mondo ma che non era intenzionato a ridursi l'ingaggio. I buoni intenti ci sono, peccato che Briganti si faccia prendere dalla frenesia e, alla fine, il presidente gialloblu tessera quasi trenta giocatori in due sessioni di mercato. Il Pergo diventa un supermercato con giocatori che vanno e giocatori che vengono: A gennaio arriveranno Yuri Tamburini, Joelson, Babù, Tortolano e altri giocatori che non faranno altro che aumentare le spese per la società gialloblu già oberata di debiti. I giocatori non percepiscono lo stipendio dal mese di novembre e i più giovani faticano a mantenersi tanto da dover andare ad abitare con i giocatori più "ricchi".
E dire che la squadra parte molto bene: dopo qualche giornata i gialloblu sono al comando della classifica e ci restano per tre giornate. La piazza sogna qualcosa che nella realtà dei fatti sarebbe stato ingovernabile e proprio per questo la stampa cremonese vola basso. Briganti non ci sta, risponde picche perchè vuole fare tutto il possibile per regalare alla città una categoria mai vista ma che, alla luce dei fatti che si verificheranno, probabilmente non vedrà mai. Il Pergo perde colpi e scende in classifica, l'aria che si tira a Crema non è delle migliori e una volta arrivati a gennaio la squadra viene rifondata. Alla fine il Pergo riuscirà a salvarsi, ma l'epilogo estivo sarà tragico: Briganti decide di cedere la società perchè oberato dai troppi costi di gestione, ma il tempo stringe e gli acquirenti non si fanno vivi. I termini burocratici scadono, cominciano a farsi vedere i primi imprenditori ma il presidente romano non firma l'approvazione del bilancio e tutto slitta. Le prime cordate si bussano alla porta gialloblu ma, quando Briganti decide di lasciare Crema, ormai è troppo tardi. I tifosi cannibali si vedono retrocessi in Serie D e la loro squadra viene fusa con il Pizzighettone. Nasce la nuova Pergolettese con rinnovati stimoli e rinnovati ambizioni che però non cancellano un fallimento scottante e perfettamente evitabile.
Sergio Briganti lascia Crema dopo dodici mesi di colpi di scena, di entusiasmo, di gioie e di dolori. Imprenditore romano specializzato nel settore delle pulizie, Briganti è amico del presidente della Lazio Claudio Lotito e, grazie al legame con il numero uno biancoceleste, promette scambi di giocatori e appoggi provenienti dalla squadra capitolina. Se tutte queste buone cose ci sono state, a Crema non le ha mai viste nessuno. Solo nei primi mesi il Pergo è apparso una squadra ben organizzata e solida ma, da novembre in poi qualcosa è andato storto. L'entourage di Briganti si è lasciato prendere dalla situazione e, alla fine, il club è fallito trascinandosi con sé un anno rocambolesco fatto di buoni propositi mai effettivamente concretizzati.
Nicolò Bonazzi
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