Un giocatore salito alla ribalta negli ultimi anni e sparito nel nulla di punto in bianco senza lasciare alcuna traccia. Questa è la triste carriera calcistica di Antonio Langella, esterno d'attacco dello spumeggiante Cagliari di Gianfranco Zola e di mister Edy Reja. Dopo aver dimostrato tutte le sue qualità a livello nazionale Langella si è perso per strada concludendo di fatto la sua carriera a Bari, prigioniero di uno stipendio faraonico per le casse pugliesi e colpevole di aver sgarrato un po' troppo al di fuori del terreno di gioco.
Antonio nasce a Napoli nel 1977 ma è la Sardegna ad essere la sua vera "patria": Langella cerca di farsi spazio fra i dilettanti e nel frattempo, per mantenersi, svolge qualche lavoretto da muratore. Antonio di gavetta ne ha fatta tanta ma i sacrifici alla lunga verranno ripagati. L'esterno si fa notare con la maglia del Castelsardo squadra nella quale disputa cinque stagioni nel CND segnando con regolarità (alla fine il bottino totale sarà di diciotto reti). Il suo vecchio allenatore ai tempi della D, Antonio Mereu, sostiene che Langella fosse un ragazzo dal carattere difficile e istintivo. Tendeva ad ingrassare perchè mangiava senza contegno e non sembrava volesse cambiare abitudini di vita. Mereu, durante la permanenza di Antonio al Castelsardo dovette usare la forza per fargli capire certi concetti e dovette affrontarlo a muso duro. Evidentemente tutto questo è servito: Langella viene notato dagli osservatori della Sassari Torres che decidono di lanciarlo fra i professionisti nel 1999. Nella seconda squadra sarda il giocatore disputa due stagioni da urlo e il Cagliari decide di farlo suo. Nel 2011 esordisce in Serie B, ma la società isolana decide di parcheggiarlo altri sei mesi a Sassari in attesa di un'ulteriore maturazione. Sei reti in diciannove incontri convincono Cellino a riportarlo nel capoluogo sardo: e da quel momento Langella entra nella storia recente del Cagliari Calcio.
Nel 2002/2003 il vulcanico presidente del Cagliari mette a disposizione di Edy Reja una squadra solidissima. In porta c'è Pantanelli, in difesa ci sono Lopez, Festa e un giovane Loria in rampa di lancio, a centrocampo c'è Daniele Conti e gli esperti Albino e Brambilla. Ma è l'attacco ad essere il reparto migliore: Langella si ritrova a giocare con l'eterno "Magic Box" Gianfranco Zola, il fortissimo David Suazo e lo spumeggiante Mauro Esposito. Inutile dire che quella squadra centra immediatamente la Serie A. Langella arriva così ad esordire nella massima serie dopo una vita fatta di sacrifici: dopo tanti calci ad un pallone dati in campetti di terra battuta l'esterno sardo vede realizzato il suo sogno.
Nella massima serie Langella si conferma ad altissimi livelli, tanto da conquistare anche la Nazionale. Il Cagliari vola nella parte medio-alta della classifica e Antonio ricopre un ruolo da protagonista all'interno dell'undici titolare. La sfortuna è però dietro l'angolo e nell'estate del 2007 "Arrogu Tottu" lascia per sempre la Sardegna. Fuori dalla sua terra non sarà più lo stesso.
Dopo una bella stagione a Bergamo e dopo un anno in penombra a Verona sponda Chievo il presidente del Bari Matarrese decide di fare un regalo alla città e ai tifosi acquistando il trentaduenne ex Cagliari. I galletti pugliesi avevano sposato una linea economica volta al risparmio, ma per Langella la società non bada a spese: contratto da 700.000 euro l'anno e grandi speranze riposte nel giocatore napoletano. L'esterno, però, complice un rapporto non proprio idilliaco con il tecnico Giampiero Ventura e complice anche una presunta condotta poco sportiva al di fuori del terreno di gioco, non renderà ai suoi livelli e la società lo scarica. A Bari molti tifosi narrano delle sue scorribande nei locali del capoluogo pugliese e delle sue sfrecciate in macchina fra le vie del centro, sfizi che potrebbero averlo isolato dalle idee tattiche di Ventura. Le presenze totali in due anni di Bari saranno soltanto nove e nel 2010/2011, dopo non aver mai messo piede in campo, la sua avventura in Puglia volge al termine. Langella cerca in tutti i modi di restare a Bari: si spalma l'ingaggio, torna ad allenarsi dopo l'esonero di Ventura ma, alla fine, il giocatore è costretto a lasciare. Il rapporto con Ventura ha annientato tutte le speranze di Langella di poter mettere piede in campo e, suo malgrado, l'ha costretto anzitempo ad imboccare il viale del tramonto calcistico. Con il rimpianto di "quello che sarebbe potuto essere" ma che invece "non è stato mai".
Nicolò Bonazzi